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Ace-inibitori e alimentazione

1020 560 Carlo Dr. Taiariol

Gli ACE-inibitori sono una classe di farmaci tra i più venduti in assoluto e trovano impiego primario nel trattamento dell’ipertensione arteriosa, uno stato di pressione particolarmente elevata nei vasi arteriosi, una delle prime patologie del mondo Occidentale. Lo stile di vita è fondamentale, infatti tra le varie cause vi sono uno stile di vita sedentario, il peso eccessivo e obesità, lo stress, il fumo ed eccessive quantità di alcol o sale nella dieta. Gli Ace inibitori oltre che nell’ipertensione, trovano utilizzo anche nel trattamento del post-infarto del miocardio e dell’insufficienza cardiaca cronica.

Un po’ di storia: scoperta e funzionamento.

Gli ACE-inibitori sono stati per la prima volta messi in evidenza nel veleno del serpente brasiliano Bothrops jararacadella . Un grandissimo lavoro di ricerca è iniziato da un peptide trovato nel veleno di questa specie nel 1965 dallo scienziato brasiliano Sérgio Henrique Ferreira, negli anni a seguire la molecola che è stata progettata su questa ispirazione è il Captopril.
Gli Ace Inibitori agiscono come inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE, ossia Angiotensin Converting Enzyme), che fa parte di una cascata regolatrice della pressione arteriosa (sistema renina-angiotensina-aldosterone).
I Farmaci di questa classe più noti ed impiegati nella pratica terapeutica sono il captopril, l’enalapril, il lisinopril, perindopril e il ramipril.

E’ bene però sapere che gli ACE-inibitori possono interagire con i cibi

Gli ACE-inibitori possono aumentare i livelli di potassio nel nostro corpo e portare all’iperkaliemia (livelli eccessivi di potassio nel sangue). Nelle cellule cardiache l’aumento della concentrazione di potassio extra-cellulare diminuisce la negatività del potenziale di riposo della cellula cardiaca, depolarizzandola in parte. Di conseguenza diminuisce anche l’intensità del potenziale d’azione, questo fa sì che la contrazione del cuore sia via via più debole. Dato che le forme più gravi di iperkaliemia possono causare ritmo cardiaco irregolare, palpitazioni, fino a effetti cardiaci e neuromuscolari fatali, come l’arresto cardiaco e la paralisi dei muscoli respiratori, il nostro corpo deve riuscire a mantenere i livelli di potassio in equilibrio. Quando si assumono ACE-inibitori è bene mantenere una dieta povera di potassio, l’utilizzo concomitante di diuretici insieme gli ACE-inibitori può aumentare i livelli di potassio nel sangue.

I cibi che contengono potassio e che possono quindi interagire con gli ACE-inibitori nel rischio di iperkaliemia sono banane , arance , patate , il sale da cucina contenente potassio (si può sostituire con altre correttori di sapore o spezie in commercio.

Perciò quando è consigliato assumere gli ACE-inibitori?

  • Il Perindopril assunto con un po’ d’acqua in una dose singola giornaliera al mattino prima della colazione-
  • Il Captopril almeno 1 ora prima dei pasti.
  • L’assunzione di Ramipril, Enalapril e Lisinopril può avvenire insieme o lontano dai pasti.

BCAA aminoacidi ramificati la loro importanza

800 533 Carlo Dr. Taiariol

AMINOACIDI RAMIFICATI

Gli aminoacidi sono i costituenti principali delle proteine e sono indispensabili per la crescita, lo sviluppo e il mantenimento muscolare. Infatti gli aminoacidi assunti con la dieta o prodotti dall’organismo umano hanno un ruolo quasi del tutto strutturale, solo secondariamente energetico.

Ma gli sportivi e i culturisti assumono aminoacidi ramificati. Cosa sono ? E Perché vengono assunti ?

Gli aminoacidi ramificati, tutti essenziali (il nostro corpo non è in grado di sintetizzarli, quindi vanno assunti con l’alimentazione) sono costituiti da:

  • LEUCINA: promuove la sintesi proteica nei muscoli e nel fegato, rallenta la decomposizione delle proteine muscolari e promuove i processi di rigenerazione.
  • ISOLEUCINA: fondamentale per la formazione di emoglobina, viene principalmente metabolizzata nel tessuto muscolare.
  • VALINA: utilizzata nell’organismo per la produzione di energia da alimenti molto proteici o per mobilitare riserve proteiche endogene.

Questi aminoacidi compongono il 35% degli aminoacidi presenti nel muscolo e sono presenti in alimenti come pollo, manzo, latte, legumi, bresaola e parmigiano. Sono definiti ramificati per via della loro struttura che forma delle ramificazioni e fanno parte dei 9 aminoacidi essenziali.

Il vantaggio nella loro assunzione è che non vengono metabolizzati come gli altri aminoacidi a livello epatico. Infatti nel fegato non è presente l’enzima BCAA amino-trasferitasi, che è invece abbondante a livello muscolare. Quindi queste molecole una volte ingerite arrivano direttamente a livello muscolare.

Ma quali sono le loro proprietà?

  1. Un buon livello di aminoacidi ramificati nel sangue riduce la quantità di triptofano, (amminoacido essenziale, intermedio di diverse reazioni chimiche) che arriva al cervello e quindi riduce il senso di fatica.
  2. Prevengono il danno muscolare dovuto all’esercizio fisico
  3. Alcuni cataboliti della LEUCINA come l’HMB sono importanti per stimolare la sintesi proteica.

Questi integratori hanno una assunzione frazionata nel pre-allenamento e nel post-allenamento con diversi effetti sull’organismo umano. I rapporti di aminoacidi che trovate in commercio sono:
-2:1:1
-4:1:1
-8:1:1

La LEUCINA è presente sempre in quantità maggiori rispetto agli altri due aminoacidi, infatti alcuni studi hanno rilevato come  l’assunzione di BCAA arricchiti con leucina (in rapporto 4:1:1) elevano e prolungano la sintesi proteica dopo l’allenamento coi pesi. Utile specialmente nelle discipline ad alta intensità. Le evidenze scientifiche mettono in luce che la supplementazione di BCAA riesce ad enfatizzare la sintesi proteica fino a 24 ore dopo un allenamento coi pesi alla massima fatica.

Alcune precauzioni da tenere in considerazione nell’utilizzo corretto dei BCAA

  •  I livelli giornalieri non dovrebbero superare i 5 g in somma dei tre
  • Non assumere in gravidanza o nei bambini
  • Farsi seguire sempre nell’assunzione
  • Non assumere se si soffre di insufficienza renale o di sclerosi laterale amiotrofica.

Ereditare i gusti: cosa mangia la mamma?

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Qual’è il tuo cibo preferito? Sei più propenso a provare nuovi ristoranti etnici o rimanere nella familiarità della tua casa? La tua dispensa è piena di frutta e verdura o di snacks salati? Qualsiasi siano le tue preferenze alimentare per scoprirle bisogna andare indietro, molto molto indietro. Prima della nascita. Una ricerca mostra come ciò che una madre mangia durante la gravidanza modella i gusti durante la vita del nascituro.

Siamo ciò che mangiamo

Negli fanni 90, Julie Mennella, ricercatrice presso il Monell Chemical Senses Center in Philadelphia, ha cominciato una ricerca per determinare come la dieta della madre influenzi i gusti dei bambini. L’idea nasce dai produttori di latte. Quest’ultimi realizzarono come le mucche che pascolano su vegetazioni con sapori forti, come aglio selvatico o cipolla, trasferivano questi sapori nel latte. Da qui il passo è breve. Se ciò succede alle mucche può succede anche agli uomini? Se la dieta può insaporire il latte potrebbe insaporire anche il liquido amniotico?

Per lo studio pubblicato nel 1995 sulla rivista The Journal Chemical Senses, Mennella e i suoi collaboratori hanno fatto assumere alle donne in gravidanza una capsula di aglio o di placebo al giorno, raccogliendo campioni di liquido amniotico di routine. Sottoposti i campioni a una serie di intervistati, quest’ultimi semplicemente annusandoli sono stati in grado di identificare facilmente chi avesse assunto aglio durante lo studio. Essendo il senso del gusto e dell’olfatto sono intimamente correlati, è plausibile pensare che la progenie abbia assaggiato l’aglio, nel periodo fetale.

L’esperienza animale ha portato gli scienziati a realizzare che gli animali da latte tendono a preferire i cibi che le madri assumevano durante la gravidanza o nell’allattamento. Nel 1994, uno studio pubblicato sulla rivista Physiology & Behavior determinò come i cuccioli di conigli esposti al forte gusto del ginepro preferivano lo stesso ginepro più tardi nella vita. Questo indipendentemente dal momento dell’esposizione, sia che essa sia avvenuta nel grembo materno, che durante l’allenamento o tramite il pellet fecale della madre. (Una colazione equilibrata per un coniglio).

La domanda però rimane sempre la stessa: questo è attuabile agli umani? Un bambino che ha assaggiato l’aglio nel grembo lo gradirà anche in futuro?

Tale madre tale figlio?

Per rispondere a questa domanda Mennella ha fatto assumere casualmente alle donne un bicchiere di succo di carota ogni giorno mentre erano incinta, mentre allattavano o in entrambi i casi. Successivamente, dopo lo svezzamento dei bambini, ma prima che abbiano mai assaggiato carote, i ricercatori hanno dato ai bambini cereali inzuppati di acqua e cereali cosparsi di succo di carota osservando quali preferissero. I bambini esposti al sapore delle carote in passato avevano minori espressioni facciali negative mentre assaggiavano i cereali aromatizzati.

A discapito dei bei pensanti, che consigliano di non assumere determinati cibi durante la gravidanza, lo studio mostra come più sapori sperimenta un bimbo nel grembo, o attraverso il latte materno, più disparati saranno i suoi gusti da adulto. Quindi se ami diverse varietà di frutta e verdura, sperimenti sempre nuovi gusti ringrazia tua mamma. Le scelte fatte prima della tua nascita influenzano ancora le tue scelte oggi.

Una nuova “medicina” per i malanni stagionali

999 563 Carlo Dr. Taiariol

Il brodo di pollo può essere una “medicina” alcuni studi lo dimostrano.

Le nonne avevano davvero ragione. Il brodo di pollo, una “coccola” nelle fredde giornate invernali, può essere anche una vera e propria “medicina” in caso di malanni stagionali come raffreddore ed influenza. Ha infatti un effetto antinfiammatorio, che può alleviare le infezioni delle alte vie respiratorie.

A evidenziarlo è uno studio del Nebraska Medical Center di Omaha, negli Usa, pubblicato sulla rivista Chest.

Gli studiosi hanno preso in esame specificamente il movimento dei neutrofili – un tipo di globuli bianchi nel sangue, scoprendo che tale movimento risultava ridotto in presenza del brodo di pollo. Questo suggerisce un possibile meccanismo anti-infiammatorio che potrebbe alleviare i sintomi di tutti i malanni da raffreddamento.

Infatti, la riduzione del movimento dei neutrofili potrebbe ridurre l’attività nel tratto respiratorio superiore che causa sintomi simili a questi così diffuso malanni di stagione. Lo studio è stato condotto in laboratorio e non sull’uomo. Perciò gli studiosi avvertono che resta da vedere se si possano assorbire le sostanze che sembrano avere effetti benefici in laboratorio.

Tuttavia, può valere la pena provare. La versione dell’autore dello studio Stephen Rennard include:

  • gallina stufata,
  • una confezione di ali di pollo,
  • 3 cipolle,
  • 1 patata dolce grande,
  • 3 pastinaca,
  • 2 rape,
  • 11 o 12 carote,
  • 6 gambi di sedano,
  • un mazzetto di prezzemolo,
  • sale e pepe a piacere.

Una ricetta per i malanni stagionali semplice e gustosa.

Anche un altro studio, condotto diversi anni fa, aveva riscontrato dei benefici del brodo di pollo (anche grazie all’aroma e alle spezie) nel riuscire a “pulire” le cavità nasali. Sfruttando la sapienza delle nonne possiamo ritrovare in casa un rimedio per questi fastidiosi malanni stagionali.

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